I Dieci Precetti del Maestro Anko Itosu

Itosu Yasutsune (糸洲 安恒, in okinawense Shishu Ankō, Naha 1831 – 1915)

Anticamente, a Okinawa, il karate non veniva praticato alla luce del sole ma in segreto, di notte, a porte chiuse, e veniva insegnato solo ai pochi allievi di cui un maestro si fidava. La pratica era così segreta che un adepto non ne avrebbe mai parlato nemmeno con i propri amici più intimi. Era questo il modo in cui da secoli veniva tramandato il karate, da quando era stato vietato l’uso delle armi da parte del governo e, successivamente, dai giapponesi che occuparono il paese. Quando Okinawa fu annessa insieme alle altre isole Ryukyu nel tardo 19 ° secolo, i tempi erano maturi perché la pratica potesse uscire dalla segretezza. Fu Itosu a far emergere dal buio il karate e a renderlo accessibile allo studio da parte di chiunque. Nel 1901 lo insegnò per la prima volta presso la scuola elementare Jinjo di Shuri (Iwai 1992, Okinawa Pref. 1994), poi presso la scuola media Dai Ichi e il liceo maschile della prefettura di Okinawa nel 1905 (Bishop 1999, Okinawa Pref. 1994, 1995). Nell’ottobre del 1908 Itosu comprese che per il karate (scritto Tode, cioè “Mano Cinese”) era arrivato il momento di oltrepassare i confini di Okinawa e arrivare nel cuore del Giappone stesso. A questo fine scrisse la sua famosa lettera con i Dieci Precetti del Tode (Tode Jukun) per attirare l’attenzione sia del Ministero della Pubblica Istruzione sia del Ministero della Guerra sulla disciplina. Dopo diverse dimostrazioni tenute a bordo di navi da guerra, la più importante delle quali fu nel 1912 in occasione della visita dell’Ammiraglio Dewa, il karate si propose all’attenzione del governo imperialista giapponese di quel periodo come un promettente metodo per la formazione dei giovani combattenti.

I Dieci Precetti del Tode.

“Il Tode non si è sviluppato dal buddismo o dal confucianesimo. La scuola Shorin e la scuola Shorei furono portate qui in passato dalla Cina. Entrambe le scuole hanno punti di forza che le caratterizzano ed è mia intenzione parlarne adesso prima che subiscano troppe modifiche.

  1. Il Tode non si pratica solo per il proprio beneficio, ma anche per proteggere la propria famiglia o il maestro. Non serve per essere usato contro un aggressore ma per evitare uno scontro se ci si trova di fronte una persona malvagia o un bandito.
  2. Lo scopo del Tode è quello di rendere i muscoli e le ossa duri come la roccia per usare mani e piedi come lance. Se i bambini cominciano la pratica del Tode dalla scuola elementare, arriveranno ben formati per il servizio militare. Ricordate le parole del duca di Wellington dopo aver sconfitto Napoleone: “La nostra vittoria di oggi l’abbiamo ottenuta prima nei cortili delle nostre scuole.”
  3. Il Tode non si può apprendere in poco tempo. È come un toro lento nei movimenti che alla fine percorre mille miglia. Se ci si allena tutti i giorni con diligenza, in tre o quattro anni si può arrivare a comprendere il Tode. Coloro che si alleneranno in questo modo scopriranno cos’è veramente il Tode.
  4. Nell’apprendimento del Tode le mani e i piedi sono importanti, per cui occorre allenarsi bene con il makiwara. Per fare questo, è necessario abbassare le spalle, aprire i polmoni, controllare la propria forza, aggrapparsi al suolo con i piedi e far scendere l’energia interna nel basso addome. Praticando le tecniche, ciascun braccio dovrebbe eseguire 100-200 ripetizioni ogni giorno.
  5. Quando si praticano le posizioni del Tode, bisogna assicurarsi di mantenere la schiena dritta, abbassare le spalle, mettere forza nelle gambe, tenere la posizione in modo fermo e portare l’energia nel basso addome.
  6. Le tecniche del Tode sono state trasmesse oralmente e ciascuna di esse andrebbe praticata ripetutamente. Occorre comprendere bene le spiegazioni e decidere quando e in che modo applicarle, se necessario. Nel Tode le tecniche di evasione (torite) si basano sull’entrare, contrattaccare, e liberarsi.
  7. Occorre scegliere se praticare il Tode per la salute o per sviluppare il proprio senso del dovere.
  8. Quando ci si allena, occorre comportarsi come sul campo di battaglia. Gli occhi devono brillare, le spalle devono essere abbassate, il corpo deve indurirsi. Ci si deve allenare sempre intensamente e con spirito; in questo modo si sarà sempre naturalmente pronti.
  9. Non si deve mai eccedere nell’allenamento: ciò fa perdere energia alla parte inferiore dell’addome ed è dannoso per il corpo. Ciò avviene quando il viso e gli occhi diventano rossi. Occorre invece allenarsi con saggezza.
  10. I maestri di Tode del passato godevano di grande longevità. Il Tode favorisce infatti lo sviluppo delle ossa e dei muscoli, rafforza la digestione e la circolazione. Se venisse introdotto negli ordinamenti delle scuole elementari produrrebbe uomini in grado di sconfiggere ciascuno dieci avversari. Credo inoltre che la stessa cosa si possa ottenere facendo praticare il Tode anche agli studenti dell’Istituto Magistrale di Okinawa. In questo modo, dopo la laurea potrebbero insegnare nelle scuole elementari ciò che hanno appreso. Credo che questo sarebbe di grande vantaggio per la nostra nazione e per il nostro esercito. La mia speranza è che prendiate seriamente in considerazione il mio suggerimento”.

Anko Itosu, Ottobre 1908.

 

Nota.

Ci sono molte traduzioni di questi dieci precetti. Ho basato la mia interpretazione sulle traduzioni di storici come Sells, Nagamine (McCarthy) e Bishop. Credo di essere riuscito a preservare l’integrità di ciò che scrisse Itosu e questa versione è un ragionevole compromesso fra i passi più importanti delle traduzioni di cui sopra, che variano in modo significativo.

Nonostante Itosu chiami ancora “Tode” quello che di lì a breve si sarebbe chiamato “Karate”, è già chiaro in questo documento l’intento di “vendere” l’arte marziale di Okinawa ai giapponesi al fine di introdurla negli ordinamenti scolastici. L’idea viene motivata affermando che si tratta di una pratica propedeutica al servizio militare e alla formazione di giovani combattenti. Com’è noto, questo intento verrà portato a termine da Gichin Funakoshi, allievo di Itosu. Sono qui le origini dell’impronta tipicamente militarista che da quel momento ebbe il karate giapponese, sopravvissuta fino ai giorni nostri nel modello didattico di alcune organizzazioni a partire dalla Japan Karate Association. In realtà la trasmissione del karate antico avveniva con metodi completamente diversi, ben lontani da questa impostazione che toccò l’apice durante il periodo di massima propaganda nazionalista poco prima della seconda guerra sino-giapponese (7 luglio 1937 – 2 settembre 1945), che da allora influenzò pesantemente il modo in cui sarebbe stata insegnata la disciplina.

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