Gli antichi maestri fissavano in tre livelli lo studio e l’approfondimento dei kata per seguire la via del Budo:
I tre livelli si intersecano tra di loro durante il cammino, non ci sono delle divisioni nette, ma ogni livello ha delle caratteristiche peculiari specifiche.
Caratteristiche fisiche, psicologiche, caratteriali, mentali, spirituali.
Il primo
– SHU – ESTERIORE o SEGUIRE LA FORMA – OSSERVARE
contempla la capacità di muovere il corpo ed eseguire le tecniche con potenza e velocità (concentrazione).
SEGUIRE IL SISTEMA, OMOTE
(la parte visibile della tecnica) oppure l’educazione ai fondamenti accessibile agli allievi che cominciano la pratica.
E’ il momento dell’apprendimento, dell’accettazione delle regole, della disciplina, del sacrificio.
È il livello dell’imitazione, del desiderio di conoscenza e di dimostrare le proprie capacità, l’ego è padrone delle situazioni.
È il periodo delle competizioni, della crescita psico-fisica.
Dell’imitazione del maestro.
La storia, la tradizione, la cultura: la tecnica ed il movimento vanno studiati confrontandosi con questi tre elementi.
La storia ci fornisce l’esperienza, la tradizione ci offre le fondamenta, la cultura ci dona il pensiero.
Tramite lo studio dei Maestri possiamo comprendere ed evolvere il loro sapere. Tramite la tradizione possiamo mantenere lo zoccolo duro della conoscenza e del periodo storico e culturale in cui è nato il karate-do.
La cultura ci offre la possibilità di comprendere meglio le motivazioni, gli strumenti e gli obiettivi del karatedo.
Gli strumenti moderni ci possono fornire delle verifiche ulteriori sulle conoscenze passate ed eventuali sviluppi per migliorare le prestazioni.
Faccio alcuni esempi. Le tecniche da seiza fanno parte della tradizione, di una cultura che non deve essere dimenticata.
Va anche compreso che la fisiologia orientale è diversa da quella occidentale, proprio per cultura, abitudini, posture ecc. lo studio limitato al combattimento e alla fisiologia deve tener conto di questi aspetti.
Lo studio dei bunkai-tekki devono tener conto del periodo storico e del contesto culturale in cui sono nati.
Quindi il bunkai-tradizionale si avvale di questi principi; vicoli stretti, castelli con corridoi stretti, pontili.
In un bunkai-occidentale la trasformazione è inevitabile.
Il secondo
– HA – INTERIORE o CONTINUARE SENZA SFORZO AD APPRENDERE – ROMPERE – SPEZZARE
si riallaccia alla necessità di avere la mente in armonia con l’universo e di assumere il giusto atteggiamento spirituale mushin (meditazione).
ROMPERE IL SISTEMA, OKUDEN (i metodi tramandati in segreto per lo spirito e per l’energia) oppure la comprensione dei principi governanti, accessibile solo agli allievi che vivono una relazione maestro-allievo (shitei) conforme al Budo.
È il momento di approfondire, di “sentire”, di ricercare.
È il livello in cui bisogna incominciare a filtrare le conoscenze e costruirle su di sé.
È il periodo della conoscenza di se stessi.
L’approfondimento del gesto marziale tramite gli strumenti della respirazione, della filosofia, della spiritualità, della conoscenza di se stessi.
La relazione stretta con il maestro migliora e aiuta il progresso individuale.
Il terzo
– RI – SUPERIORE o ABBANDONARE IL MODELLO – SEPARARE
deve essere una amalgama tra gli altri due, consentendo al praticante di ottenere il “RI“, l’evoluzione finale (contemplazione).
SEPARARSI DAL SISTEMA
il raggiungimento della maestria. La Via verso la maestria dipende dalla conoscenza che l’allievo ha dell’ideale di arte marziale.
Attraverso la pratica di diverse virtù come il rispetto, la lealtà, l’abnegazione, la conoscenza ed altre, l’allievo dimostra il suo corretto atteggiamento.
In tutti i tempi ed in tutti gli stili ciascun allievo che voleva arrivare alla maestria ha dovuto liberarsi soprattutto dall’egoismo, dalla superbia e dall’arroganza nell’interpretazione.
La tecnica ha un altro valore, uno scopo diverso, un obiettivo superiore.
La tecnica viene avvolta da valori nuovi e profondi.
MUSHOTOKU senza pensiero di utilità.
Per ottenere la terza tappa occorre che SHITEI si rafforzi sempre di più, questo succedeva quando il maestro vedeva:
1- GIRI responsabilità da parte dell’allievo
2- NESSHIN disponibilità da parte dell’allievo
3- JITOKU apprendimento da parte dell’allievo
Per diventare un buon maestro, bisogna essere stati, prima, dei buoni allievi.
È il momento di interpretare, personalizzare senza perdere l’essenza e la tradizione.
È il livello in cui inizia il karate-do personale.
È il periodo in cui bisogna “vivere” i kata.
Bisogna costruirli in funzione della propria visualizzazione del bunkai.
È il periodo di una crescita spirituale, della consapevolezza, della maturità.
Abbiamo però un quarto livello che io chiamo
KARA: Vuoto.
È il momento in cui tutta la conoscenza deve essere dimenticata, tutto l’ego deve essere abbandonato, tutti i desideri devono essere eliminati per lasciare posto solo all’INTUIZIONE, il contatto con la Verità assoluta dove tutto è a portata di mano, dove tutto è percepibile, dove tutto è equanimità.
È il livello in cui la spiritualità prende l’aspetto primario.
È il periodo di una Conoscenza interiore assoluta.
Questo percorso porterà all’ultimo livello
SATORI, L’ILLUMINAZIONE.
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